Il 10 maggio 2023 si è tenuto a Milano lo Studio Pagamenti 2023, in cui è stata svolta un’analisi approfondita sulle abitudini di pagamento delle imprese italiane e di quelle internazionali, offrendoci l’opportunità di comparare la situazione italiana con quella estera.
L’obiettivo di questa analisi era quello di comprendere i comportamenti e le reazioni delle imprese in seguito all’instabilità internazionale causata dalle tensioni geopolitiche e dagli eventi pandemici degli ultimi anni.
Questa situazione ha portato ad un aumento dell’inflazione, causando conseguentemente diverse difficoltà ad imprese e consumatori.
La diciannovesima edizione dello Studio Pagamenti ha visto intervenire numerosi relatori, i quali hanno condiviso la loro esperienza e descritto le azioni che sono stati costretti ad intraprendere per tutelare la propria situazione finanziaria.
I temi principali hanno riguardato l’incertezza che caratterizza questo periodo storico, l’inflazione in continuo aumento e la volatilità dei mercati, fattori che hanno pesantemente influenzato le abitudini di pagamento in Italiane nel resto del mondo.
I dati sono stati raccolti da Cribis e dal gruppo partner Dun & Bradstreet.
I risultati hanno mostrato come i pagamenti alla scadenza siano cresciuti nelle principali economie europee, inclusa quella italiana, la quale resta comunque lontana dalle principali economie industrializzate europee. Lo studio è stato condotto su 38 paesi mondiali, che rappresentano circa il 90% del PIL mondiale.
Vediamo qual è la situazione relativa ai pagamenti in Italia, cosa è cambiato rispetto agli anni precedenti e quali sono le principali differenze rispetto agli altri paesi europei e al resto del mondo.
In questo paragrafo riporteremo i dati relativi alle abitudini di pagamento delle imprese italiane nel 2023 aggiornati al 31 di marzo.
Secondo quanto raccolto, il 40,8% delle imprese italiane ha ricevuto pagamenti entro le scadenze prefissate, dato in linea con quello del 2022 che si attestava al 40,9% (in crescita rispetto al 38.5% del Q4 del 2023).
È importante sottolineare però che si è registrato un leggero aumento nei ritardi gravi, ovvero oltre i 30 giorni, i quali si attestano al 9,5%, in aumenti rispetto al 9,1% di fine 2022. Questo dato è tuttavia nettamente inferiore a quelli del quarto trimestre del 2021 (11%).
Le micro imprese, che sono probabilmente quelle maggiormente esposte a rischi dovuti all’instabilità geopolitica, hanno confermato il trend positivo nella puntualità dei pagamenti alla scadenza, con una percentuale del 42.5%. Tuttavia si è registrato un livello più alto di ritardi gravi, ovvero il 10,3%.
Le regioni che rispettano maggiormente le scadenze di pagamento sono la Lombardia, l’Emilia Romagna e il Veneto, con una percentuale del 48%, mentre la Sicilia e la Calabria occupano le ultime posizioni con percentuali di pagamenti puntuali rispettivamente del 23,4% e 24.4%.
Il settore che ha registrato l’aumento maggiore nei pagamenti oltre i 30 giorni è quello dei trasporti, con un aumento dell’8,2% rispetto al 2022 e del 54.8% rispetto al 2021, dimostrando forti difficoltà a tornare ai livelli pre pandemia.
Lo stesso trend è stato registrato nei settori delle industrie chimiche e delle industrie della ceramica, con aumenti del 5% e del 22% rispetto al 2019.
Buone notizie invece per le imprese dei settori della grande distribuzione, distribuzione organizzata e Energy&Telco, con un miglioramento del 22,8% e del 22,6% nei ritardi gravi oltre i 30 giorni.
Questi dati dimostrano come si sia verificato un miglioramento nella puntualità dei pagamenti rispetto alla situazione durante la pandemia. Tuttavia esistono alcuni settori e alcune aree geografiche in cui si verificano con frequenza ritardi nei pagamenti.
Ora vediamo qual’è la situazione nel resto d’Europa e nel mondo per avere un termine di paragone e capire la reale situazione italiana.
Come abbiamo già descritto nel paragrafo precedente, i pagamenti alla scadenza in Italia sono aumentati del 6,2% rispetto al 2022, attestandosi al 40,9%.
Nonostante i dati siano in miglioramento, l’Italia si posiziona comunque a livelli inferiori rispetto alle principali economie europee, come Francia, Regno Unito, Spagna e soprattutto Germania, posizionandosi al 19° posto per la puntualità dei pagamenti.
I paesi dell’Europa settentrionale sono quelli che si distinguono maggiormente. La Danimarca ha una percentuale di pagamenti puntuali del 91,8%, mentre la Polonia e l’Olanda superano il 74%.
La Polonia ha registrato dei miglioramenti significativi, con una crescita dei pagamenti puntuali pari al 13,7% e una diminuzione dei ritardi gravi del 36% rispetto all’anno precedente. Molto positiva anche la situazione della Svezia, che raggiunge una percentuale di pagamenti oltre la scadenza dello 0,6%, in diminuzione del 36%.
Decisamente meno brillanti sono invece le performance dei paesi dell’Europa meridionale. In questo caso i paesi che si distinguono sono l’Ungheria, con una percentuale di pagamenti puntuali del 70,8%, e la Slovenia, con una percentuale del 53.9%.
Il paese che ha mostrato il miglioramento più significativo nelle abitudini di pagamento è il Portogallo, con un aumento del 22,3% dei pagamenti puntuali.
I casi più gravi si registrano invece in Bulgaria e Romania, con una percentuale di pagamenti alla scadenza del 19%. La Romania in particolare ha registrato un aumento del 31,8% dei ritardi gravi.
Tra le economie simili a quella italiana, vengono registrate percentuali leggermente più alte di pagamenti puntuali secondo le seguenti percentuali:
Nettamente migliore la situazione della Germania, in cui le aziende effettuano pagamenti puntuali nel 62,9% dei casi.
A livello mondiale l’Italia si posizione al 29° posto per quanto riguarda i pagamenti entro la scadenza prefissata.
Le principali economie mondiali hanno registrato i seguenti dati del corso dell’anno appena concluso:
Per quanto riguarda le abitudini di pagamenti in Asia, la situazione registrata è la seguente:
Infine in Oceania registrano ottime performance la Nuova Zelanda e l’Australia, con oltre il 70% di pagamenti puntuali e pagamenti con ritardi gravi rispettivamente del 4,5% e 7,4%.
Confrontando i dati dell’Italia con quelli degli altri paesi europei e del resto del mondo, si può notare come la situazione italiana per quanto riguarda la puntualità nei pagamenti sia peggiore, nonostante sia migliorata nell’ultimo anno.
Le principali sfide che l’Italia e il resto del mondo dovranno affrontare saranno l’incertezza, la quale influisce fortemente sulle opportunità di crescita delle imprese, e l’aumento dell’inflazione, che pesa sui margini operativi delle imprese.
Le banche centrali stanno tentando di ridurre le conseguenze negative dell’inflazione attraverso l’aumento dei tassi di interesse, tuttavia questo crea un aumento del costo del denaro, rendendo più complicato l’accesso al credito per le imprese.
Ma cosa possono fare le imprese per ridurre il rischio di pagamenti ritardati?
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